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Avant que nature meure di Silvia Cini arriva al Museo Orto Botanico di Roma

about Avant que nature meure di Silvia Cini arriva al Museo Orto Botanico di Roma

Giovedì 6 giugno, dalle ore 18 alle ore 20.30, inaugureremo la mostra del progetto Avant que nature meure di Silvia Cini presso il Museo Orto Botanico dell’Università di Roma “La Sapienza”, dove sarà visitabile fino all’8 settembre 2024. 

Questo progetto è presentato dal Museo Orto Botanico, Polo Museale Sapienza, Sapienza Università di Roma in partenariato con ELTE University Botanical Garden Budapest, in collaborazione con l’Accademia d’Ungheria in Roma, ed è tra i vincitori dell’Italian Council (XI edizione, 2022), il programma di promozione internazionale per l’arte contemporanea italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Avant que nature meure si basa sulle illustrazioni di Enrico Coleman, pittore paesaggista che ha dipinto le orchidee spontanee tra il 1893 e il 1910 e ne ha indicato il luogo di fioritura. Silvia Cini ha ripercorso le tracce di Coleman, costruendo così un dialogo artistico tra passato e presente che sottolinea l’importanza della biodiversità urbana e la necessità di tutelarla in un contesto così antropizzato, affrontando anche temi come la resilienza della natura e l’impatto dell’urbanizzazione sul paesaggio. 

Allestita nella Serra espositiva del Museo Orto Botanico, la mostra è concepita come un percorso che attraversa Avant que nature meure nella sua durata pluriennale e nelle sue diverse tappe e declinazioni mediali, riunendo ai dati della progressiva mappatura partecipata, scultura, installazione ambientale e sonora, fotografia, video, nello spazio di uno dei giardini botanici dalle origini più antiche in Europa, allineando esiti e poetiche del progetto dedicato ad una visione ecocentrica ed interspecie del super organismo metropoli.

Le piccole sculture di orchidee spontanee sono state realizzate da Silvia Cini con la tecnica della galvanoplastica, un processo di stabilizzazione delle specie botaniche in uso nei gabinetti scientifici mitteleuropei, ai tempi di Coleman. Altre sculture, in creta cruda, sono testimonianza del workshop tenuto ad aprile dall’artista al Museo PAV di Torino, che ha coinvolto il pubblico, prima, in una ricerca collettiva della memoria di ex aree verdi e poi nella realizzazione in argilla di sculture di piante da porre proprio in quelle aree dove un tempo cresceva la vegetazione spontanea.  

L’abito sospeso con ricami di orchidee è stato realizzato partendo un camice da laboratorio simile a quelli usati dalle biologhe al lavoro nell’Orto Botanico di Budapest – che ha ospitato la prima mostra del progetto – come in quello di Roma e di tutto il mondo. I fiori, ricamati a mano dall’artista, si ispirano al ricamo della rosa Matyò, considerato tipicamente ungherese, ma in realtà proprio della tradizione e della cultura del popolo Matyò. 

Il percorso della mostra comprende anche materiali di documentazione, immagini delle orchidee spontanee nelle loro aeree di fioritura – dal centro storico alle zone più periferiche della città – mappe, video ed esiti dell’incontro Spontanee, realizzato a CareOf, che ha coinvolto in una conversazione Silvia Cini con gli artisti: Stefano Boccalini, Stefano Cagol, Pasquale Campanella, Gea Casolaro, Leone Contini, Claudia Losi ed Emilio Fantin. 

Una mappa digitale interattiva mostra i luoghi di fioritura a Roma, ognuno con la fotografia dell’orchidea spontanea trovata: chiunque può contribuire alla sua implementazione, partecipando alla open call attraverso il sito del progetto, compilando il form e caricando la propria foto di questi piccoli fiori che abitano silenziosamente la città. Questa mappatura, realizzata in collaborazione con i botanici dell’Orto Botanico di Roma, proseguirà anche successivamente alla conclusione della mostra, con l’idea che possa essere costantemente aggiornata grazie all’impegno collettivo.  

Un’installazione sonora accompagna i visitatori: è la voce dell’artista a raccontare la storia del primo incontro con gli acquerelli di Coleman, attraverso il regalo di un libro e della ricerca che ne è scaturita, un cammino nelle strade di Roma alla ricerca di quelle orchidee spontanee che sono una metafora della necessità di dialogo e relazione che rende possibile la sopravvivenza interspecie. 

Completa il progetto, il catalogo a cura di Alessandra Pioselli, edito da Quodlibet, in fase di pubblicazione, che sarà presentato al termine della mostra. 

Una volta concluso l’itinerario europeo di Avant que nature meure, le opere di Silvia Cini si uniranno a quelle di Enrico Coleman, conservate presso l’Istituto Centrale per la Grafica a Roma. 

Invitiamo tutte e tutti a visitare questa mostra che unisce arte, scienza e impegno ambientale, offrendo uno sguardo profondo sulla biodiversità urbana e la sua conservazione. 

Per informazioni e aggiornamenti su Avant que nature meure: 

Sito web 

Pagina Instagram 

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