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FIDUCIA

In primo luogo, fiducia può essere intesa come uno dei tanti contrari di paura, atteggiamento pericolosamente diffuso nella nostra società. Strumentalizzare la paura è facile perché questa è composta da una miriade di sfaccettature diverse: paura dello straniero, paura del terrorismo, paura della crisi economica, paura di ogni uomo sconosciuto quando cammino da sola di notte per strada. Non appena un qualsiasi aspetto di questa “grande paura” s’innesta nelle nostre menti basta poco per fare spazio all’accettazione di politiche securitarie, repressive o nazionaliste. A confortarci arriva subito l’illusione che se ci stringiamo nelle nostre case, dietro muri di mattoni e maschere d’indifferenza saremo finalmente sicuri tra uguali. L’importanza di mantenere un atteggiamento positivo, favorevole e fiducioso nell’incontro con l’altro diventa quindi uno strumento politico per affermare il rifiuto a vivere nella paura, a rinunciare alle proprie libertà individuali e al desiderio di esplorare il mondo in nome della sicurezza. Ma avere fiducia vuol dire anche partire dal presupposto che ci sia qualcosa che accumuna le persone nonostante tutte le differenze possibili. Questa “umanità comune” diventa la base da cui partire: pensare che tutti meritino l’equivalente di quello che mi auguro per me stessa e i miei cari, che i diritti, le libertà e il benessere non siano un lusso per pochi privilegiati, che tutte le persone che mi trovo davanti siano artisti o scienziati “in potenza”. Riconoscere la nostra comune umanità e il potenziale umano di ciascuno di noi non solo è un utile strumento interpretativo per conoscere e relazionarsi con le differenze, ma può diventare un punto di partenza per formulare strategie politiche inclusive e solidali. 

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