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Festival Caloma, si è conclusa la prima edizione

about Festival Caloma, si è conclusa la prima edizione

Si è tenuta il 26, 27 e 28 luglio 2024 la prima edizione del festival Caloma, evento promosso dal comune Uggiano La Chiesa all’interno del progetto Casamassella – Borgo delle Tessitrici (Finanziato dal Ministero della Cultura – Bando PNRR Borghi) che ha lo scopo di realizzare interventi di rigenerazione e momenti di valorizzazione di una rete di comunità, un insieme di fili e relazioni legano patrimoni, storie, persone, paesaggi in una tessitura continua. Tre giorni di musica, cinema, letture per grandi e bambini, laboratori di riflessione sulla cultura alimentare, movimento arcaico e trekking urbani. Grande spazio anche all’arte contemporanea, grazie a Spaesamenti, una serie di interventi artistici diffusi tra il borgo e la valle dell’Idro, curata da ECCOM, e che ha coinvolto gli artisti Elena Bellantoni, Luca Coclite, Luigi Coppola, Giuseppe De Mattia, Iginio De Luca, Guendalina Salini, Delphine Valli e i Muta Imago.  Ogni artista in residenza ha lavorato con uno spazio di relazione che attraversa il tempo e creato una tessitura contemporanea di un rapporto con la storia, il paese, il paesaggio, le architetture, i suoni, i silenzi. Una proposta di un percorso in punta di piedi, una visione di un mondo più nascosto, recondito, fatto di memorie sommerse, di tessuti sonori, di legami ancestrali, di piccoli gesti poetici, di sguardi filtrati dalla luce, di spazi che temporaneamente si aprono. Qui è ancora possibile recuperare la valenza strategica del rielaborare nuove forme dell’identità: “il viaggio diventa così il piano ideale per un rinnovamento poetico che opera attraverso lo spaesamento” (Levi Strauss, Tristi tropici,1960). 

Spaesamenti. Interventi artistici diffusi 

Elena Bellantoni, OR-DITE, intervento urbano di tessitura 

Or_dite è un intervento installativo e performativo site specific concepito per Casamassella. Il lavoro parte dalle immagini di archivio della Fondazione Le Costantine in cui l’ordito veniva preparato nello spazio pubblico. L’artista riattiva questa “tradizione” creando un dispositivo di fili che collega differenti declinazioni dello spazio nel paese: i vicoli, i balconi, le corti, gli oggetti, i luoghi abbandonati. L’artista tesse, creando dei piccoli telai per le strade del borgo. Proprio in un’antica casa la Bellantoni, dopo l’esperienza a contatto nel laboratorio delle Costantine, decide di installare sulle pareti la sua interpretazione del gesto dell’ordire. Paesaggi a zig-zag, di diverse dimensioni, seguono la superficie delle vecchie pareti di pietra e diventano una scrittura segnica. Il gesto ripetitivo e performativo, con la sua forza e tensione, incide le pareti. L’artista srotola e annoda sugli spuntoni, che ha fissato sui muri, dei fili che diventano tracce. Un lavoro meditativo – in completa assonanza con quello osservato dalle Le Costantine – che crea dei “mandala” astratti di natura minimale. Il fil rouge dei due colori blu e giallo è simbolo del paese stesso ma che ricorda anche l’oro del grano, l’azzurro del cielo ed il blu oltremare della costa pugliese. Il dispositivo collettivo trova un momento di reale tessitura nel bosco, adiacente Le Costantine, con l’installazione di fili e parole che seguono la trama che diventa Traum/sogno. L’artista condivide stralci di quaderni degli anni Trenta del Novecento, trovati nell’archivio della Fondazione, e li riporta in vita su scampoli di tessuto in cui il pubblico è invitato ad intervenire.  

Elena Bellantoni (1975) artista e docente ABAQ L’Aquila, ABA Roma e NABA di Roma. Laureata in Storia dell’Arte Contemporanea studia a Parigi e Londra, dove nel 2007 ottiene un MA in Visual Art presso l’University Art of London. Nel 2007 è cofondatrice Platform Translation Group a Londra, nel 2008 apre lo spazio 91mQ art project space di Berlino. La sua ricerca artistica si concentra sui concetti di identità ed alterità – esplorando territori e comunità – impiegando il corpo e il linguaggio come mezzi di interazione. I dispositivi che l’artista utilizza vanno dal video, alla fotografia, alle installazioni, dalle sculture al disegno. Nel 2024 Bellantoni viene selezionata tra gli artisti finalisti del Mario Merz Prize alla Fondazione Merz di Torino. Nel 2023 l’artista apre la sfilata di Dior primavera-estate 2024 con l’installazione NOT HER presso i Giardini delle Tuileries di Parigi.   

Luca Coclite, SEGNAVENTO, posatoi, segnaposto e belvedere 

Il concetto di verticalità nell’opera Segnavento: posatoi, segnaposto e belvedere – inserito in un territorio punteggiato da enigmatici monoliti, testimoni di una riflessione simbolica sulla connessione tra il mondo terreno e il cielo – evidenzia la tensione tra stabilità e movimento. L’oscillazione casuale del “Segnavento” diventa, infatti, una metafora della costante ricerca di equilibrio e comprensione in un mondo sempre più complesso da decifrare. Nel suo atto funzionale di indicare il vento, quest’asse che indica il cielo, funge anche da segnaposto, riconoscendo Casamassella come un luogo di passaggio cruciale lungo la via orientale che conduce verso il Mediterraneo. 

Luca Coclite, (Gagliano del Capo, 1981) la sua pratica artistica si focalizza sull’analisi dell’immagine contemporanea legata al paesaggio e all’architettura in dialogo con il quadro sociale. Per diversi anni ha osservato e registrato le trasformazioni di specifici contesti locali analizzando le molteplici sfaccettature politiche e sociali che emergono dal paesaggio come soggetto culturale. Nel 2017 vince la borsa di studio di – NCTM e L’Arte – che gli ha permesso di sviluppare un progetto di ricerca presso l’Experimental Intermedia di New York. Nel 2018 ha ricevuto il VVA-videoart awards di Capetown, Sudafrica. Il suo lavoro è stato esposto in diverse fondazioni e musei, tra cui la Galleria Nazionale di Roma, la Fondazione del Monte di Bologna e il Museo Pino Pascali di Polignano a Mare (BA). Negli ultimi anni ha collaborato e co-fondato diversi progetti artistici e curatoriali, tra cui Ramdom e Casa a Mare. Nel 2018 ha co-fondato studioconcreto. 

Luigi Coppola, TAVOLE DELLA MADDALENA, a cura di Cijaru 

I taraletti, i telai usati per essiccare il tabacco, nei mesi estivi fino all’inizio degli anni ‘90 erano parte del paesaggio dei centri abitati di gran parte dei paesi del Salento. Erano il simbolo della produttività del territorio e di un’economia importante per ogni famiglia. Nell’opera proposta i taraletti si trasformano in seccatoi per accogliere quella biodiversità e molteplicità che sono le chiavi per affrontare le sfide ecologiche, sociali ed economiche che stiamo attraversando.  Le tradizionali “tavole di San Giuseppe” che tanto mettono in luce la cura nelle tradizioni culinarie sono di ispirazione per le tavole della Maddalena, la festività della Santa, che simbolicamente rappresenta la redenzione, cade il 24 di luglio nel periodo con più abbondanza di agrobiodiversità, quando sono mature le tante varietà orticole come pomodori, peperoni, zucchine, melanzane e tanti altri frutti preziosi della terra. Le composizioni di verdure prodotte localmente saranno quindi messe a dimora su 12 telai trasformati in tavole /seccatoi dall’intervento dell’artista e andranno ad arricchire le corti e le strade di Casamassella. Le “tavole” sono preparate attraverso un processo partecipato con la comunità locale. L’opera vuole far emergere, oltre che la ricchezza e la bellezza della biodiversità locale, anche l’importante pratica della produzione e del consumo stagionale che passa attraverso la conservazione, trasformazione ed essiccamento della produzione estiva, fino a pochi anni fa pratica di grande ricchezza e cultura nel territorio e che sta man mano scomparendo. 

Luigi Coppola è artista, agroecologo e promotore di progetti partecipativi e di arte pubblica. La sua pratica artistica è accomunata da una relazione innovativa ai beni comuni attraverso delle azioni capaci di attivare potenziali e immaginari collettivi. Attualmente senior researcher al Center for Arts Design and Social Research di Boston (USA) è da più di dieci anni è parte del collettivo Casa delle Agriculture di Castiglione d’Otranto (LE). Ha partecipato a: 7th Biennale Lubumbaschi (RD Congo), 2022; 5th Istanbul Design Biennale, 2020; Matera Capitale Cultura 2019; Fondazione Merz Torino, 2018; BAK Utrecht, 2018; Kunsthaus Graz, 2017; Quadriennale Roma, 2017. È stato condirettore artistico della biennale di arte urbana di Bordeaux - Evento 2011, arte per una ri-evoluzione urbana insieme a Michelangelo Pistoletto e parte del gruppo Arte e Società alla Fontys School for Art di Tilburg (NL) e del programma di Fellowship 2017/2018 al BAK, basis voor actuele kunst, Utrecht NL.  

Iginio De Luca, LOROS – installazione sonora  

L’idea nasce da una trascrizione sonora di quella che è una tecnica tessile legata alla tradizione de Le Costantine e al territorio di Casamassella: intrecciare con i suoni corali del luogo, trame in forma di partitura, traducendo uno spazio visivo in tempo acustico. Presente nella Cripta in un dipinto dell’Arcangelo Michele, il Loros, dal greco λρος, è una lunga sciarpa con pietre preziose che nella tarda antichità e a Bisanzio era decorata con motivi geometrici. Il Loros si avvolgeva sugli omeri per ricadere davanti con una banda, alludendo a Cristo nel giorno della Resurrezione e in questo caso è intesa in maniera simbolica, racchiude il senso del lavoro che, da un motivo decorativo di trame e orditi pregiati, si traduce in un tessuto sonoro immateriale, fatto di luoghi, memorie stratificate e storie attuali. L’installazione audio sarà integrata da una performance dal vivo all’interno della Cripta; lo spazio ancestrale risuonerà mediante un contatto tattile, un’interazione tra momento reale e trascrizione registrata che unificherà, rendendo fluido, uno schema rigido e matematico di tracce acustiche, contaminando la dimensione metafisica del sacro con quella terrena e laica del vivere. 

Iginio De Luca. Nato a Formia (LT) il 21 agosto 1966. Personalità poliedrica, è un artista visivo, un musicista. Negli ultimi anni la sua poetica si è concentrata soprattutto sulla produzione di video, d’immagini fotografiche, ma anche di quelli che lui definisce blitz. Ibridando etica ed estetica, tecnologia e azioni comportamentali, De Luca reclama l’interazione con l’ambiente e il pubblico, denunciando, tra ironia e impegno, la crisi di valori di questo nostro tempo. Dal 2018 i blitz si evolvono in azioni meno politiche e più poetiche. L’utilizzo di molteplici e differenti registri linguistici ha da sempre caratterizzato la sua progettualità e conseguentemente le scelte metodologiche ed operative, lasciando intendere che il denominatore comune è nella necessità di scardinare le certezze, di rompere i codici della formalizzazione espressiva, per tendere un tranello alla realtà, sorprendendola alle spalle. 

Guendalina Salini, LA TERRA DEL REINCANTO, storie di vicinato 

Il lavoro dell’artista prende vita su stoffe bianche di uso domestico: abiti, tovaglie, federe, coinvolgendo alcuni abitanti di case situate in vicoli e corti vicine. L’intervento prevede la stampa di motivi ornamentali che vengono dalla tradizione tessile di Casamassella, motivi che si tramandano di generazione in generazione nella ritualità quotidiana e che sono dei talismani, dei simboli, delle trame che compongono il tessuto simbolico e l’iconologia della tradizione popolare del luogo.  L’azione della stampa con dei timbri creati appositamente avverrà insieme agli abitanti e sarà documentata da un reportage fotografico che racconterà queste apparizioni: un uomo indossa una camicia bianca sulla quale appaiono dei disegni; due signore tengono aperta una tovaglia bianca sulla quale in ogni fotogramma appare un nuovo elemento stampato: una forchetta un piatto un bicchiere, memorie di un convivio sempre vivo, un’alleanza di prossimità. Durante l’azione verranno collezionati degli audio che raccontano aneddoti e narrano racconti che si tramandano nel villaggio, storie di vicinato che poi saranno udibili nei vicoli accanto ai disegni su stoffa e alle foto. Un archivio di memorie domestiche intime e sottili per creare un filo interiore e poetico con il paese. Questa terra è per l’artista soprattutto Terra del reincanto (e non del rimorso o dell’abbandono o della sofferenza, nonostante le ferite sul territorio non ultima la tragedia della xylella) un luogo che ha ancora la capacità di essere solidale, resistente, di creare magia e rito, risorse a cui fare ritorno nel mondo contemporaneo desertificato di senso e di reale empatia. 

Guendalina Salini  studia a Londra conferendo un Master in Fine Art alla Middlesex University e esponendo con Sprovieri gallery, Saddlers Wells Theater e spazi no profit. Rientrata in Italia collabora con la galleria Ex Elettrofonica che la rappresenta e altre realtà, fondazioni, musei, festival tra cui: Antonini, Annalix Forever, Valentina Bonomo, Fondazione Pastificio Cerere, Fondazione Fendi, Fondazione Baruchello, Fondazione Musica per Roma, Festival del cinema di Locarno, Roma, Ismaila, Musei Macro, MAXXI, Istituto Geografico Italiano.   La sua ricerca utilizza diversi mezzi espressivi, dall’installazione al video, al collage, al disegno, alla fotografia collaborando con associazioni come Oikos, MAAM, Eccom e Fondazione per il Sud, Teatro Valle, Albumarte, Latitudo, Laboratorio di Città Corviale. Nel 2017 fonda insieme a Giulia Anita Bari, attivista e violinista, l’associazione La Frangia con l’obiettivo di unire arte e diritti umani.  

Delphine Valli, BLU DINAMITE, sovrapposizioni nomadi 

Durante la guerra si soleva mettere dello scotch sui vetri. Viviamo delle realtà sovrapposte. Sovrapposti i ricordi con il presente vissuto e sovrapposti i molteplici presenti che coesistono inesplicabilmente. Delphine Valli con i suoi interventi sui vetri nel luogo dove operano Le Costantine di Casamassella, eccelse tessitrici che hanno creato un Paradiso sostenibile, dove “quel che passa per i loro fili è qualcosa di vivo, è sottile e insieme tenace”, o sui vetri di una casa abbandonata, vuole riunire con sovversiva semplicità e necessaria sobrietà, negli spazi limitrofi tra interno ed esterno, le trame spesso irreconciliabili e spaesanti con le quali si convive. L’artista, ricongiuntasi nel 2022 con il Maghreb della sua infanzia, si è anche ricongiunta con la cultura che l’ha plasmata. La vicina Otranto, porta d’Oriente, indica territori ai quali il blu del mare ci connette. Nell’architettura tradizionale islamica, le mashrabiyya sono dei dispositivi di ventilazione naturale, aperture o finestre la cui griglia geometrica attraversata dalla luce solare separa l’esterno dall’interno, implicando uno sguardo verso lo spazio intimo. Nel suo intervento, pensato anche notturno, la luce proviene dall’interno della casa abbandonata e lo sguardo intimo si proietta all’esterno, modulandovi le geometrie liberamente tratte dai motivi delle Costantine, dipinte sui vetri. Varie parti in ferro battuto per la protezione degli ambienti vengono saldate insieme nella verticalità di tre lance.  

Delphine Valli. Vive e lavora a Roma dove si è diplomata all’Accademia di Belle Arti in Scultura nel 2002. Nella sua ricerca artistica, sollecita l’apparente immutabilità delle cose ed esplora le tensioni che si creano tra l’intervento artistico e lo spazio, coinvolgendolo come elemento plastico. Vincitrice dell’Italian Council, X Ed. 2021, Grant di ricerca con residenza estera (LE 18, Marrakech, Marocco) e di una Borsa di ricerca dell’Institut Français Alger (La MaisonDAR, Algeri, Algeria) nel 2022. Ha esposto il suo lavoro in gallerie e spazi pubblici ed istituzionali tra i quali MANIFESTA13, Marsiglia; Building, Milano; AlbumArte, Institut Français, MAXXI, Accademia Nazionale di San Luca, Ex Elettrofonica a Roma; CIAC, Genazzano; Digital District, Paris; Suzhou Jade Carving Art Museum, Suzhou, Cina; XXVI° Biennale di Scultura, Palazzo Ducale, Gubbio. È docente di Installazioni multimediali e di Tecniche Performative per le Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Venezia.   

Giuseppe De Mattia, Collezione di Vicinato, a cura di studioconcreto 

Collezione di vicinato è un progetto di studioconcreto, si rivolge a tutti coloro che sono accomunati dal desiderio di conoscere e “abitare” l’opera d’arte. Attraverso una semplice richiesta è possibile ricevere in comodato d’uso temporaneo una delle opere disponibili all’interno del database www.collezionedivicinato.net che permette di esplorare la collezione da remoto. Una galleria fotografica documenta lo storico delle movimentazioni delle opere, generando una mappatura per immagini dei percorsi e degli appuntamenti realizzati attorno all’opera. In questo contesto, le opere sono considerate come strumenti dialogici capaci di mettere in relazione diversi materiali, discipline, tematiche, funzioni, innescando discussioni utili a sviluppare una coscienza critica sul mondo. Pertanto, come unico vincolo al prestito, sarà richiesto l’impegno a predisporre un incontro di approfondimento dell’opera. Collezione di vicinato si propone di diffondere rizomaticamante la propria pratica stabilendo accordi di collaborazione con realtà associative, enti o individui che ritengono di poter mettere in rete, oltre che in condivisione, opere e/o testi di particolare interesse. 

Giuseppe De Mattia (Bari, 1980) è un artista che utilizza diversi strumenti per indagare sul rapporto tra memoria, archivio e contemporaneità. Comincia con la fotografia per poi spostarsi al video e all’audio fino ad arrivare al disegno nelle ultime opere. Il lavoro di De Mattia tocca spesso temi strutturali legati all’economia di beni di consumo di base e arte contemporanea e più in generale alla relazione con il mestiere dell’artista, articolati attraverso un dialogo tra ironia, satira e struggente critica. Lavora da solo o in collettivi come Coclite/De Mattia e Casa a Mare (con Luca Coclite e Claudio Musso). Collabora con Home Movies – Archivio Nazionale del film di Famiglia e ha collaborato con la Cineteca di Bologna. È rappresentato dalla galleria Matèria di Roma, da Labs Contemporary Art di Bologna e OPR Gallery di Milano. Dal 2015 ha avviato un progetto editoriale di auto-pubblicazione con il nome di L.T – Libri Tasso e nel 2020 ha fondato Marktstudio, un contenitore di progetti artistici all’interno di una bottega di cornici a Bologna. Giuseppe De Mattia attualmente vive e lavora tra Bologna e Noha (Le). 

Dopo il diluvio, Muta Imago  

Dopo il diluvio è un’installazione sonora che viaggia nel tempo, un racconto sci-fi che muove dai luoghi in cui si installa per immaginare destini e fughe lontane. La scrittura parte da una intuizione semplice: Claudia Sorace e Riccardo Fazi danno vita a un racconto epistolare i cui protagonisti si muovono nel tempo a partire dal luogo in cui si trovano. Come intenti in una forma di meditazione o di preghiera i due dialogano senza mai rivolgersi la parola direttamente, concentrati a captare e rimandare segnali da altri tempi. Come antenne umane, “àuguri” di un futuro/passato distopico, le loro voci si intrecciano e viaggiano nel tempo e nello spazio, mentre si interrogano su una domanda fondamentale: che ne sarà di noi? Nello spazio onirico del racconto sonoro, Ursula Le Guin incontra H.G. Wells, ed entrambi finiscono nelle fauci di Jack London: quella di Dopo il diluvio è una drammaturgia archeo-futuristica che parla di ognuno di noi, generata da una riflessione sui luoghi dove il tempo si sedimenta e si stratifica, nella forma di rovine archeologiche, sovrapposizioni stratigrafiche, mosaici architettonici. 

Muta Imago  è una compagnia teatrale nata a Roma nel 2006. È guidata da Claudia Sorace, regista, e Riccardo Fazi, dramaturg e sound artist, ed è composta da tutte le persone che sono state, sono e saranno coinvolte nella realizzazione dei lavori. La continua ricerca di forme e storie che mettano in relazione la sfera dell’immaginazione con quella della realtà presente, umana, politica e sociale, porta la compagnia negli anni a investigare diverse forme di arti dal vivo con l’obiettivo di cercare sempre la forma migliore per indagare il rapporto tra l’essere umano, il suo tempo e il suo sentire. Da anni sta portando avanti un percorso di ricerca sulla percezione del tempo e sulle possibilità che il teatro ha di formulare nuove modalità di racconto che indaghino le caratteristiche del rapporto tra tempo, memoria e identità. Fanno parte di questa ricerca: Tre Sorelle (2023), Ashes (2022) e Sonora Desert (2021). Nel 2022 Muta Imago ha vinto il Premio Ubu per il miglior progetto sonoro e miglior attore protagonista per Ashes; nel 2021 il progetto Radio India, co-ideato dalla compagnia, ha vinto il Premio Speciale Ubu. Nel triennio 2019-2022 Muta Imago è stata artista residente del Teatro di Roma, all’interno del progetto Oceano Indiano. A dicembre 2023 ha inaugurato al Centre Pompidou di Parigi l’installazione Bar Luna ideata assieme alla regista Alice Rohrwacher.  

Per saperne di più visita il sito https://www.casamassella-borgodelletessitrici.it/ 

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